ST34 la barca del Giro d’Italia, G34 |

L’ST34, conosciuta anche come G34, la barca del Giro d’Italia di Cino Ricci e’ ben costruita e molto solida e nonostante le sue linee e la la sua velatura siano in grado di regalare velocità esaltanti riesce a perdonare cappelle anche importanti raddrizzandosi e tornando sempre in assetto.

Per una regata costiera in sei persone di equipaggio e’ perfino comoda, tre cucce sono quasi inutilizzabili ma in una situazione del genere non si va mai a dormire tutti insieme e le tre rimanenti sono fin troppo comode.

Ad un derivista come me, abituato a sentire la barca col culo, ha regalato vibrazioni emozionanti. Registri una regolazione e la barca scatta letteralmente come una molla, cosa che ritenevo impensabile su un 34 piedi.

La randa e’ obbiettivamente enorme. Molti la descrivono come un mostro a due teste, ingestibile. Roba da rugbysti.
A me non e’ sembrata poi così dura. Con un minimo sforzo si puo’ gestire dosando diretta e ridotta, bisogna avere pero’ l’accortezza di non ritrovarsi con la ridotta a fine corsa riportando il alto il paranco ad ogni buona occasione. Bisogna anche fare attenzione a non ritrovarsi con la scotte del doppio circuito tutte da una parte o dall’altra del pozzetto. Con venti forti la trazione sulla diretta e’ tale da “necessitare” di qualche bel calcione per far uscire la scotta dallo strozzatore ma questa e’ cosa che mi e’ capitata pure col ben piu’ piccolo Este24.

In condizioni di vento normali una volta messa a segno la vela, si tiene decisamente svergolata, si lavora solo di carrello che va portato leggermente sopravento. Il carrello in se tenderebbe ad essere assai duro ma con un minimo di allenamento, acquisendo il giusto feeling in pozzetto e gli automatismi necessari si puo’ portare in assetto gia’ quando il timoniere chiama la virata o appena un attimo prima che la cominci. In questo modo va giu’ praticamente da solo.

Qui ho avuto qualche difficoltà ma solo per mancanza di automatismi.

In genere con un braccio solo riesco a fare cose che molti non riescono a fare con due ma ho bisogno di provare provare provare per crearmi dei meccanismi, questo mi e’ mancato.

Dettaglio di non poca importanza, le cime del circuito del trasto tendono ad incattivarsi in due bozzelli posti a poppa, uno a dritta e uno a sinistra, verso il timoniere. Un po’ di nastro e uno stroppetto risolvono egregiamente.

Col 2.4 ho imparato a portare la barca in modo da risparmiarmi fisicamente il piu’ possibile; lavorando, quando si puo’, a vele sventate. La ST34 del Giro non e’ molto diversa come principio, si cerca di lavorare quando si fa meno fatica.

Certo con 35 nodi diventa tutto piu’ difficile… in realtà ho avuto piu’ difficoltà di quante non ne traspaiano da queste considerazioni sulla barca… ma non certo legate alla randa in sè. Avrei voluto ben vedere non fosse stato così, con qualsiasi barca.

Con 35 nodi poi, io, preferirei rimanermene a casa a giocare al dottore con la morosa.

Ps. Unico neo: per un uomo fare la pipì in una barca senza delle vere sartie e’ decisamente un casino

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