Tall Ships’ Races |

tall ships racesDi Marco G.

Dopo un’altra bella uscita sabato con l’Explorer, con ormai tradizionale gennakerata , la domenica l’ho passata a passeggiare lungo le calate ed i vecchi moli, naso all’aria o quasi, a guardare e spesso ammirare le 33 barche che erano ormeggiate tra porto antico e stazione marittima in occasione della tappa genovese della Tall Ship Race Mediterranen 2007.

Passeggiare per quasi quattro ore in mezzo a parecchia gente, in una giornata tra le più calde di questa estate, non è stato piacevolissimo, ma lo spettacolo ha in gran parte ripagato la fatica ed il sudore.

Una quindicina le Tall Ship propriamente dette, altrettante le barche scuola varie, inclusi un HR 40 (hallberg rassy) ed un X-Yacht X43, molte le attività di contorno e la notte del sabato è stata veramente piena di mille cose.

cosa mi è piaciuto:

- l’ambiente festoso e vedere tanta gente interessata alle navi e barche a vela, per visitare Nave Vespucci c’era una coda stimata in due ore, otto il sole ovviamente
- per me la nave più bella è la Stad Amsterdam
- la Libertad da una ensazione di enorme potenza velica, sono stato molti minuti a testa alta ad ammirare il suo potente armo velico, mi pare siamo intorno agli 8000 e passa metri quadri di tela

cosa non mi è piaciuto:

- il caldo :-(
- Nave Vespucci, mi si consenta di esprimere a questo proposito un’opinione dissenziente con quella di moltissimi, la sola cosa bella di questa nave è la lancia del comandante, nel complesso farà anche effetto, ma con quello scafo così alto di bordo, vicina a navi molto più
slanciate, si evidenzia ancora di più la sua “tozzezza”, molto più bella Nave Palinuro, che poi venga definita la più bella nave a vela del mondo mi va anche bene, ma i miei gusti sono diversi
- la solita kermesse fuori luogo tipo fiera paesana con i banchi che offrivano la vera salsiccia toscana o i materassi in pura gomma purissima, non l’ho proprio capita.

cosa mi ha stupito:

Shosholoza, si, c’era anche lei, il suo main sponsor, nonchè armatore, era anche main sponsor della manifestazione genovese e di fronte all’ingresso dell’acquario svettava il nerissimo albero del primo AC africano. Sono stato quasi 20 minuti appoggiato alla balaustra che dava sul pozzetto ed alla fine ecco le sensazioni.
- non è una barca come la si intende comunemente, è essenziale e spoglia come un manufatto bellico, una vera arma da guerra, ma affascinante.
- il pozzetto è molto, ma molto più piccolo di come lo si possa immaginare, ci si chiede come facciano a starci 18 persone, in più è pieno di attrezzatura.
- pur non essendo completamente armata mi ha fatto impressione vedere come ogni particolare fosse curato, sempre in un’ottica di essenzialità.
- non so quante ore di mare abbia fatto, ma aveva un aspetto veramente “vissuto”, quasi logoro, mi ha dato un’idea di come queste barche siamo portate al limite.
- la prua è strettissimissima, come facciano i prodieri a lavorarci, e soprattutto a restarci sopra è un mistero.
- guardare l’albero da sotto fa girare la testa, le crocette alte sono tozze e rettangolari, quasi quadrate.

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