Patente nautica per i disabili |

contrassegno disabiliHo scritto per blog.yachtandsail.it una prima sommaria analisi della parte riguardante la patente nautica di tipo C (quella dedicata alle persone disabili) nel regolamento attuativo per il nuovo codice della nautica da diporto pubblicato in gazzetta ufficiale nei giorni scorsi. Essendo che il tema mi sembra piuttosto importante replico qui sul VelaBlog quanto ho scritto lì…

La aspettavamo da anni… una legge da paese civile ed evoluto che mettesse fine all’inacettabile discriminazione e consentisse anche alle persone disabili la possibilità di ottenere la patente nautica. Con l’approvazione del regolamento attuativo del nuovo codice della nautica da diporto finalmente questa legge è arrivata e ci ritroviamo davanti un articolino di poche righe che a leggerlo non sappiamo se ridere, piangere o spaccare qualcosa. Andiamo a leggerlo nella sua totalità:

Art. 27. Patenti di categoria C
1. Le patenti di categoria C abilitano alla direzione nautica di unita’ da diporto di lunghezza pari o inferiore a 24 metri, ove sia presente a bordo almeno un’altra persona in qualita’ di ospite di eta’ non inferiore ai 18 anni, idonea a svolgere le funzioni manuali necessarie per la conduzione del mezzo e la salvaguardia della vita umana in mare, sempre che l’unita’ sia munita di dispositivo elettronico in grado di consentire, in caso di caduta in mare, oltre all’individuazione della persona, la disattivazione del pilota automatico e l’arresto dei motori.

Ora mettetevi comodi, analizziamo punto per punto:

[...] ove sia presente a bordo almeno un’altra persona in qualita’ di ospite di eta’ non inferiore ai 18 anni, idonea a svolgere le funzioni manuali necessarie per la conduzione del mezzo e la salvaguardia della vita umana in mare[...]

Qui si evidenzia la mania tutta nostrana di proteggere per legge le persone da se stesse, le persone disabili con qualche limite alle capacità motorie evidentemente non sono abbastanza intelligenti da capire se come o quando, uscendo in barca da sole, mettono a rischio la propria incolumità, affianchiamo loro un aiuto “per legge”. Va farsi friggere anche qualsiasi principio di autonomia ed indipendenza per ottenere le quali tanto si lotta… ma pur di avere quel pezzo di carta sorvoliamo sui principi e ragioniamo sui contenuti.

[...] sempre che l’unita’ sia munita di dispositivo elettronico in grado di consentire, in caso di caduta in mare, oltre all’individuazione della persona, la disattivazione del pilota automatico e l’arresto dei motori. [...]

Qui non è chiaro se la disattivazione deve essere contestuale alla caduta fuoribordo o se deve essere un dispositivo fisso sull’imbarcazione che qualunque componente l’equipaggio può attivare.

Per essere contestuale la disattivazione dovrebbe necessariamente essere “radiocontrollata”. Dispositivi che eseguono questo genere di operazioni sono per esempio quelli della kenixmarine serie Algar (anche se questi mi sembra di capire non arrestano i motori ma li spengono ed io rabbrivisco al pensiero di un uomo a mare con i motori spenti). Ancora… non si capisce se di questo eventuale dispositivo dovrebbe esserne dotata solo la persona disabile responsabile della “direzione” od ogni membro dell’equipaggio.

Ma magari queste sono paranoie tutte mie che non essendo un leguleio non so che nella legge tutto ciò che non è espressamente vietato è consentito ed essendo uno che in barca ci va cerco di trovare una logica in ciò che una logica non ha. Magari per soddisfare la legge basta un pulsante protetto da uno sportellino contro le attivazioni accidentali che il marinaio “accompagnatore” possa agevolmente attivare.

Per non parlare poi del fatto che questa legge deve essere stata pensata da un motoscafaro convinto visto che su una barca a vela, quando utilizza la propulsione che le da il nome, spesso e volentieri la sola disattivazione del pilota automatico non produce alcun effetto. Lei continua imperterrita per la sua rotta fino a che a fermarla non sarà qualcosa di “solido”.

Ancora una volta si è persa l’occasione per fare una seria politica sulla sicurezza, per esempio nessun accenno sulla zattera autogonfiabile obbligatoriamente posizionata in luogo che ne renda agevole il varo, nessun sistema di “sparo” del salvagente, niente sul posizionamento dei razzi di segnalazione.

Concludo ringraziando Brizio per averci puntualmente segnalato la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del regolamento attuativo e faccio mio un suo commento: “…io la vedo solo come discriminante, anche perchè tali mezzi semmai sarebbero più utili a chi eventualmente naviga da solo quindi con patente normale

Altri aspetti legati alla procedura d’esame magari li analizziamo in un altro post, sto studiando il regolamento attuativo insieme ad un esperto di legislazione legata alla disabilità e stanno uscendo parecchi paradossi. Nel frattempo, se vi viene in mente qualche altra assurdità in merito a questa legge, non esistate a lasciare un commento.

2 Responses to “Patente nautica per i disabili”

  1. ciao complimenti per il post che mi sembra molto chiaro, e visto che hai chiesto di commentare per ampliare l’elenco di incongruità della legge ti faccio presente:
    Che al momento non è possibile per un titolare di patente C affittare un’imbarcazione e magari la legge poteva rendere obligatorio l’apparecchio sulle imbarcazioni a noleggio, visto che se si considera quello in commercio e non quello di legge (che non esiste) potrebbe essere utile anche a navigatori normo dotati
    Che non viene previstà l’unica vera limitazione utile, quella relativa al peso della barca e la potenza dei motori, anche perchè quando ne parli ad un profano immagina che tu voglia guidare un’imbarcazione con 2000 cavalli
    Ma il punto che mi colpisce direttamente è quello relativo alle disabilità ad un arto superiore o inferiore. la vecchia normativa permetteva di poter prendere la patente A o B con l’ausilio di una protesi CERTIFICATA DAL PRODUTTORE. la nuova legge permette di prendere la patente A o B con una protesi CERTIFICATA (MA DA CHI?)
    ho provato a farmi una protesi certificata dal produttore e a sostenere la visita medica, ma non è servito a nulla, la commissione ha interpretato che fossero loro a dover certificare la protesi. Dopo aver fatto ricorso alla visita e aver perso al momento ho fatto ricorso al presidente della repubblica e sono in attesa……… beh un saluto a tutti
    Nazzareno
    PS a breve farò le selezioni FIV come istruttore di vela

  2. ciao amico.
    non so se il tuo interesse in questa materia è dovuta ad una tua eventuale disabilità oppure sei un “pesce sano” che nuota a nostro
    favore. in quest’ultimo caso il mio ringraziamento sarebbe doppio!
    ho 65 anni (e già…), ho la poliomielite all’arto inferiore sinistro
    con la quale ho percorso milioni di chilometri a piedi durante la mia
    vita, ho timonato barche a vela in australia, sono un buon nuotatore e campione (tra amici) di durata in apnea. amo tantissimo il mare,
    amo la pesca, vorrei comprarmi una barca per poter godere il mare
    lungo le costiere italiane, anche stando a poche miglia dalle coste.
    la mia gamba poliomielitica ha subito interventi nell’età adolescenziale atti a bloccare sia il piede che il ginocchio e ciò mi ha consentito di non mettere più protesi.
    non mi vorrei dilungare nello scempio legislativo promosso da svogliati, disinteressati, incompetenti, menefreghisti. ne hai già parlato tu ed il nazzareno non è stato da meno.
    spero però che alcune mie note possano essere condivise da chi, come te, forse ha la possibilità di fare da cassa di risonanza o la voce grossa per modificare questa orrenda e discrimante legge.
    e quindi vado per punti di proposte:
    !) le commissioni mediche dovrebbero essere formate da specialisti
    del mare come i medici legali della marina, esponenti delle guardie costiere, rappresentanti di cantieri navali, esperti di nautica (per esempio come te). le commissioni asl, formate chissà da quali specializzazioni, magari pediatri, otorini, e quant’altro comunque forse mai in contatto con il mare sono di norma protesi a fare i “severi” a membro di segugio. ed allora da adesso in poi li chiamerò “commissioni mediche del mare”.
    Sono convinto che queste “commissioni mediche del mare” saranno in grado per ogni singolo “diversamente abile” di suggerire intanto il
    miglior tipo di barca a lui congeniale, così come si fa per le autovetture, e magari, prendendo ad esempio la mia situazione fisica
    mi potrebbero condizionare il rilascio della patente b a condizione che: la barca abbia un buon ed ampio walkaround, efficaci ed alti corrimano, l’entrata in cabina facilitata da comodi gradini anch’essi con corrimano, passerelle efficenti ed adatte alla mia capacità di movimento, porticcioli adatti a facile e idoneo imbarco e sbarco, motore con potenza fino 140 cavalli, per rientrare velocemente in caso di cambiamento meteo, ausiliario fino a 20 cavalli. insomma una commissione medica del mare in grado di vestire il giusto tipo di barca che andrebbe bene al mio caso.
    dopo di che, il legislatore si dovrebbe occupare di rendere i porti
    accessibli anche dai “diversamente abili” magari obbligandoli a tenere un numero di posti a disposizione di essi, magari a concederli gratuitamente come si fa per i parcheggi delle autovetture. certo un amante del mare, anche se diversamente abile, sa benissimo con quale mare uscire e magari raramente lo fa in solitaria. ma il diritto alle pari opportunità è sacrosanto.
    sono altresì convinto che se al diversamente abile si veste la giusta barca per le sue effettive difficoltà e/o abilità, questi navigherà con maggior sicurezza che non certi cosidetti abili i quali spesso navigano in condizioni pericolose come per esempio camminare sul ponte di prua scivoloso e senza protezioni per raggiungere l’ancora, ormeggiare ed uscire dalla barca sempre di prua magari con pesi tra le braccia.
    avrei tante altre cose da aggiungere ma vi faccio riposare….
    grazie della vostra attenzione. un abbraccio
    claudio 070711