Olimpiadi: sport fisici vs sport mentali |

Ad Olimpiadi in corso si riaccende, come da tradizione, il dibattito sulle discipline sportive inserite all’interno dei giochi e su quelle escluse, soprattutto per quanto riguarda i cosiddetti sport mentali, tra questi gli scacchi e il backgammon.

Negli ultimi anni, tale dibattito coinvolge particolarmente il poker, gradualmente liberatosi dell’etichetta di gioco d’azzardo e ormai accettato a pieno titolo tra gli sport mentali. Sembra che se voleste giocare a texas holdem alle Olimpiadi, oppure tifare per i vostri campioni prediletti, questo non sarà possibile neanche a Rio de Janeiro 2016.

Il problema chiaramente non riguarda il poker in sé ma le discipline che non coinvolgono e non prevedono uno sforzo fisico, discipline per le quali furono pensate le Olimpiadi antiche e successivamente modellate quelle moderne, come noto, iniziate a partire 1896.
L’accettazione di una disciplina nell’ambito della competizione olimpica, è il risultato di un lungo processo, non sempre definitivo e che, a seconda dello sport, può anche cambiare nel tempo o essere messo in discussione.

Per quanto riguarda la vela, uno degli sport che furono accolti quasi subito tra quelli olimpici, la storia delle imbarcazioni ammesse a competere è abbastanza complessa, considerando le diverse tipologie esistenti attraverso le quali è possibile praticarla e come tali tipologie si sono evolute nel tempo.
Dal 1908 fino al 1948 circa, le imbarcazioni ammesse a competere erano scelte in base alla loro lunghezza. Era, infatti, la lunghezza a stabilire i canoni per le varie categorie (da 6 a 12 metri), mentre successivamente si procedette a creare categorie ispirate a singole tipologie di imbarcazione.
Per esempio, tra le cosiddette derive, il Finn a partire dal 1952 ha sempre rappresentato una specialità olimpica, mentre solo dalle ultime tre o quattro manifestazioni sono state inserite i 49r e i Laser Radial.

Tra le barche a chiglia un evergreen è da sempre la Star, esclusa dalla competizione solo nel 1976. Fortuna alterna hanno invece goduto i Dragoni e i Soling, la prima molto usata fino agli anni Settanta, la seconda fino al 2000. L’Yngling non ha fatto invece neanche in tempo ad apparire a Pechino 2008 da essere subito rimpiazzata a Londra con l’Elliott 6m.

Recentissima l’introduzione, infine, della vela da tavola, introdotta a Pechino e confermata per Londra, e che all’Italia ha regalato belle soddisfazioni con atleti qualificati per il Medal race, nonostante sfortunatamente la finale non abbia premiato la nostra Alessandra Sensini, da vent’anni parte integrante dell’Italia della Vela.

Anche la tavola a vela, amata dai giovanissimi, non sarà più tra le discipline olimpiche a partire dal 2016. Come gli amori, anche le discipline olimpiche, in alcuni casi, vanno e vengono e forse un giorno anche gli sport mentali saranno parte integrante delle Olimpiadi. Nel frattempo, per i neofiti, una guida al gioco del poker potrebbe essere utile, per prepararsi nel caso ci fosse un’altra nazionale italiana per cui tifare.

One Response to “Olimpiadi: sport fisici vs sport mentali”

  1. … la metamorfosi da Olimpiadi a “giochi senza frontiere” sarà arrestabile? E con i primi piani sui culi delle atlete stiamo tornando alla “bustarella” di Ettore Andenna?